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Per Hannah Arendt l'educazione sentimentale, intrecciata con la formazione filosofica, cadde negli anni più critici della Repubblica di Weimar: nell'imminenza dell'avvento del nazismo che la costringerà all'esilio, prima a Parigi, poi a New York. L'esperienza della persecuzione, della fuga e della perdita di una patria resterà decisiva per colei che si era laureata nel 1929 con una tesi sul concetto di amore in sant'Agostino. Seguirà la militanza nel movimento sionista, in seguito abbandonato; l'interpretazione del fenomeno totalitario; lo scandalo suscitato dalla tesi della «banalità del male», a proposito del processo Eichmann a Gerusalemme; l'insegnamento alla New School for Social Research di New York e la fama mondiale.